Nell’ambito della Settimana dell’Ecuadorianità, presso la sede dell’USEI-APS, Venerdì 12 agosto c.m., si è svolto l’incontro: “Dall’Ecuador a Savona: come prendermi cura della mia città d’adozione”.
SAVONA .- Con questo incontro abbiamo cercato di individuare le azioni e le relative modalità che la comunità ecuadoriana e straniera in generale può mettere in atto attraverso il proprio contributo civico al miglioramento della città di Savona, in un’ottica di inclusione col tessuto sociale della città.
Il focus dell’incontro, a cura di Leila Caola, membro dello staff USEI-APS, era l’integrazione, che vede nella condivisione del bene comune uno dei suoi principali canali: questa volta i riflettori erano rivolti verso la comunità ecuadoriana, in occasione della celebrazione del 213° anniversario del “Primo grido di indipendenza” dell’Ecuador, ma ovviamente il principio dell’integrazione di e tra tutte le comunità è un principio radicato nel cuore e nella cultura ecuadoriana.
Una città è un organismo vivente e la sua immagine è la fotografia di chi ne fa parte, ma l’immagine per ora non inquadra tutti allo stesso modo, qualcuno rimane sfocato o semi nascosto, quando invece tutti dovrebbero essere inclusi, non importa se si tratta di un savonese doc o di chi non è nato qua, perché comunque tutti qua viviamo.
Questo concetto è emerso durante l’incontro perché il desiderio di partecipazione delle comunità straniere sovente viene letto come volontà di imporre la propria cultura o di appropriarsi di spazi urbani. Ma non è così: c’è semplicemente un sano desiderio di partecipare alla vita comune della città, per contribuire alla soluzione dei suoi problemi e per viverne insieme le vicende, belle o brutte che siano, col cuore.
Questa osservazione è stata ripresa dopo l’intervento di un altro membro dello staff, Alba Barabino, relativo alla rivitalizzazione dei quartieri (in particolare quello di Legino, che lei segue personalmente) perché è proprio nei quartieri che si possono trovare le risorse umane per migliorare la città, includendo tutti i suoi abitanti: ne sarebbe quindi auspicabile la partecipazione anche dei cittadini d’adozione.
Di qui sono nate varie di proposte, che di seguito riportiamo, non in ordine di importanza, ma in ordine cronologico, così come spontaneamente sono arrivate.
Chi è stato in Ecuador ha potuto ammirare i bellissimi murales che rallegrano spazi altrimenti tristi e grigi. Nella nostra città si potrebbe fare altrettanto con gli artisti di strada savonesi: Savonesi ecuadoriani e Savonesi “doc”.
Un’altra proposta riguarda la spiaggia del Prolungamento, ora bene del Comune, dove, tramite le associazioni, si potrebbe gestire il turismo “pendolare”, quel turismo costituito da persone delle località limitrofe, anche di nazionalità straniera, che potrebbero trovare così un ambiente più organizzato e accogliente.
Si è poi pensato allo sport, come altro importante canale di integrazione: l’idea è proporre nei quartieri attività sportive, per bambini e adolescenti dove l’aspetto agonistico venga messo in secondo piano per porre in risalto quello edonistico: conoscersi e divertirsi insieme, in spensieratezza.
Si è parlato anche di parcheggi periferici e navette affinché Savona sia in grado di accogliere i turisti e più in generale chi viene da fuori.
Certamente la pulizia urbana ha avuto ampio spazio. Dal momento che Leila Caola, nella sua relazione iniziale, ha sollecitato il contributo alla la campagna, lanciata dallo stesso sindaco, per la sensibilizzazione dei Savonesi su questo tema, allo scopo di portare i concittadini ad un livello di educazione almeno basico, è emersa qualche proposta in merito: all’esterno degli esercizi commerciali i proprietari potrebbero collocare posacenere con la sabbia per i mozziconi di sigaretta (come a volte già si vede), affiggere cartelli informativi per la raccolta dei rifiuti ingombranti, magari con cartelli nei luoghi dove più spesso vengono abbandonati. È stato posto l’accento anche sull’importanza dell’esempio quotidiano da dare ai propri figli, anche con la collaborazione degli istituti scolastici.
Un elemento sullo sfondo di questo vivace e interessante scambio di opinioni è stata una comune perplessità: da una parte vediamo una giunta che decisamente mostra vicinanza ai cittadini e sincera voglia di cooperare e condividere, mentre dall’altra mostra disorientamento, come davanti a un sacchetto di puzzle che non si sa come assemblare.
Certo l’inizio è la fase più difficile, consultare e decidere insieme è giusto e ben più stimolante che comandare e ubbidire, ma è un processo più lento e laborioso: la comunità ecuadoriana comunque si è mostrata paziente e decisa a sfruttare il tempo col proprio contributo e fare così la sua parte.
Da soli si fa prima, ma insieme si va più lontano.
(Antico Proverbio Africano)